Bologna è conosciuta come la città con il centro medievale più grande, con le torri che si innalzano nel mezzo degli antichi palazzi del centro, i 40 km di portici che la rendono unica al mondo, ma pochi sanno che al di là di questa appareza esiste una Bologna che si ricollega direttamente al mondo dei faraoni e alle divinità che venivano da loro venerate.A Bologna ancora permangono le testimonianze di questi antichi culti in quelli che sono i monumenti più emblematici e amati dai cittadini e di cui già avevo parlato in articoli precedenti: la Basilica di Santo Stefano per esempio, che nel II sec. a.C. era un tempio dedicato alla dea Iside, oppure pensiamo all' immagine della Vergine di San Luca arrivata dall' oriente, e rappresentante una donna scura di carnagione e dai tratti orientali, forse una essena, chi può dirlo, una Madonna nera, così vengono chiamate.Tutto ciò ci ricollega all'orienta e ci porta fisicamente a fare una passeggiata al museo civico archeologico di Bologna all' interno di Palazzo Galvani, nella sezione dedicata alla collezione egizia, tra le più importanti in Europa e che vede come suoi artefici Ulisse Aldrovandi, Ferdinando Cospi e Pelagio Pelagi che già a partire dal 1500 i primi e poi nel 1700 iniziarono a collezionare reperti proveniente da un Egitto ancora sconosciuto e lontano.Nel museo si trovano reperti di grande valore ed immenso significato non solo per chi ha cultura ed esperienza in questi campo, ma anche per chi con l'intuizione e con la propria anima cerca di avvicinarsi a questi simboli così lontani ma a volte così famigliari.Da non perdere gli amuleti con nodi isiaci e zed, le statuette della dea Iside con Horus, l'avvoltoio che ricorda incisioni sud americane e un volto scolpito il cui copricapo fa pensare a mondi lontani nello spazio.Non mi resta che augurarvi un'avventura ricca di fascino nella Bologna egiziana.
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